Scattare in un autobus può diventare problematico se…come dicono gli inglesi…non si è “confident enough”…ovvero, non sia ha lo spirito giusto per mettersi in gioco in un ambiente chiuso, a stretto contatto con i soggetti, senza possibilità di “fuga”. Non che non sia normale…succede…ci sono giorni più positivi di altri quando si fotografa e lo si sente ancor di più quando si deve alzare l’asticella e andare vicino a degli estranei e ancora oggi, io sperimento sempre la paura dei giorni “no”, quando alzare la fotocamera diventa un’impresa e stai sempre due metri più indietro, troppo lontano.
Avvicinarsi ai propri soggetti, specialmente in un ambiente come questo, diventa una sfida personale che si trasforma in una palestra…ah, qua non parlo di leggi e normative…non lo so e non mi importa nemmeno…forse è anche illegale fare foto in un autobus o in un treno pieno di gente, ma parlo solo delle conseguenze di scattare in un contesto del genere…che di solito sono due:
1 – Si è obbligati ad interagire con il soggetto
2 – Il soggetto ci ignora oppure, non ha notato\capito che gli abbiamo scattato una foto.
Personalmente, quando scatto, auspico sempre per la seconda…in Italia c’è una fobia incredibile per il fotografo, una tendenza a demonizzare stile “paparazzi” chiunque scatti in luoghi pubblici e io stesso sono stato fermato più volte sia da passanti minacciosi e arrabbiati e addirittura da polizia e carabinieri quindi, passare inosservato è quello che mi auguro sempre…scatto, aspetto qualche istante e vado oltre.
Ma non sempre la si passa liscia.
Ipotizziamo di scattare una foto al nostro vicino di posto…quello ci nota e veniamo apostrofati…che fare? Anche qua ci sono diverse correnti di pensiero…si ammette di essere un fotografo street? Fare finta di nulla inventandosi scuse stile “no guardi…fotografavo il riflesso di quel neon sul vetro alla sua sinistra che si infrange anche sulla timbratrice a destra” ?
La verità è che non si può sapere che persona e relativo carattere ci troveremo davanti, non si possono prevedere reazioni e, almeno personalmente, non chiedo mai di poter scattare una foto perché deve essere “candid”, non posata ma naturale, come se fossi solo un osservatore della scena senza alcun intervento quindi, il mio personale consiglio, è sembrare il più naturale possibile e non alimentare gli scontri con atteggiamenti poco morbidi in cui sono passato anch’io, all’inizio, ma che sono molto controproducenti. Anche se tirate fuori leggi e commi speciali e siete nel giusto, lasciate perdere…piuttosto ammettete di aver rubato un ritratto adulando il soggetto “Sa…ha una faccia molto interessante…e con questa luce non potevo farne a meno” o spiegando il motivo “artistico” per cui lo fate. Non siete un detective in incognito, ne volete violare la loro privacy…avete trovato qualcosa di bello nelle loro azioni o volti…o semplicemente, i vostri soggetti si sono trovati immersi in una storia o in una “scenografia” troppo interessante per lasciarla sparire nel nulla. Ricamateci sopra.
E se ve lo state chiedendo…beh, funziona…davvero…ho parlato con molte persone interessanti quando mi sono trovato a discutere dopo una fotografia rubata…alcuni appassionati di fotografia, un ex pilota di rally, un dipendente Leica degli anni ’70, immigrati che vogliono diventare avvocati e molti altri.
Ovvio…non sono sempre rose e fiori e l’importante, è che i rari casi in cui nasce una discussione accesa, non vi allontanino dai vostri soggetti. A me è successo, aggressioni solo verbali per fortuna ma per diversi mesi non riuscivo ad avvicinarmi come prima, scattare era diventato difficile, non cercavo più il contatto visivo ma mi limitavo a composizioni distaccate e poco intime, perdendo un sacco di buone foto.
E’ normale sentirsi condizionati da certi eventi e spesso serve tempo per riacquistare coraggio e fiducia e ammetto, che proprio gli autobus mi hanno aiutato a rientrare nel giro e se riuscirete a cimentarvi con la street sui mezzi pubblici (a proposito…è street? Non lo è? Non importa…basta sia bella fotografia) e in generale, perché vale anche per la strada, se riuscirete a stare dentro la storia…vicino ai vostri soggetti…troverete un sacco di storie e personaggi e l’estrema vicinanza renderà più intima la vostra fotografia.
Sarà difficile all’inizio…perché anche se è vero che potrete sempre scendere alla fermata dopo, ci saranno minuti e istanti, in cui sarete cosi vicini che fare una foto, significherà diventare parte della scena, entrare dentro la sfera personale..il mini-mondo, di chi avrete di fronte.
Complimenti per le foto e per i concetti che hai espresso.
Concordo con te e anche io cerco sempre di avvicinarmi con il sorriso sulle labbra evitando atteggiamenti sgarbati o furtivi. Cerco anche si non demoralizzarmi sui no, perché penso che un’altra persona interessante e gentile mi sta già aspettando.
Mi permetto di consigliarti un classico che probabilmente conoscerai già, ma è per me uno dei migliori libri di questo genere di fotografia “Subway” di Bruce Davidson
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